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Maria Pia Maoloni |
Maria Pia Maoloni non ha più potuto avere la minima traccia di vita delle sue bambine Fiona e Milla, dopo circa otto mesi. Le autorità giudiziarie belghe fanno balenare la minaccia di vietarle i contatti con loro, fintanto che lei mantiene le denunce contro l'exmarito e la invitano a ritirare le sue denunce per abusi sessuali delle figlie.
"io permetto sempre al padre pedofilo di vedere i suoi bambini", aveva detto il giudice. Le bambine di quattro e otto anni, sono portatrici di tracce fisiche di violenze sessuali e mutilazioni: fistole anali, imene frammentato di cui loro accusano il papà ed il nonno paterno: Rocco e Roberto Antonini. La loro mamma aveva scoperto foto di pedopornografia sul computer del suo ex marito, che è un insegnante per minori portatori di handicap in una scuola di stato, ha spiegato. Non si tratta solo di pedopornografia, ma anche di tortura, aveva risposto il giudice.
Mme Maoloni cercò aiuto in Italia, suo paese di origine con l'intenzione di tornare in Belgio in rispetto del suo contratto di professore in psico-pedagogia. La giustizia Belga la condannò per rapimento parentale, ciò che la giustizia italiana aveva considerato illegale per l'assenza di fatti comprovanti tale crimine. Nel frattempo, la giudice Annie H., membro del la "Commissione di Coordinamento dell'Aiuto ai minori vittime di maltrattamenti" e del "Ladies Circle", affidò l'autorità esclusiva delle bambine ed il loro soggiorno presso questo padre, nellattesa che lui non debba rispondere delle mutilazioni di cui l'accusano le due bambine. Ma un'altra giudice, ancora una donna, che non ce la fece a rivedere tutto il fascicolo delle bambine, dopo il 2004, poichè stava conducendo un'inchiesta sui casi di terrorismo e di traffico internazionale di droga.
Il 10 dicembre 2007, lil "Hotline Team" di Child Focus che chiamava Maria-Pia Maoloni "Signore (maschile)", le domandò di non più inviare i suoi appelli di aiuto via Internet. La difficoltà, "nell'interesse dei bambini", sarebbe stata il controllo dei destinatari che avrebbero permesso di informare tutti , "se era stata trovata una soluzione". Ma poichè Fiona e Milla erano scomparse in circonstanze strane, la loro mamma ebbe lo stupore di essere ringraziata dell'interesse che lei ha per la protezione dei minori !
L'indomani, il Centro Europeo dei Bambini Scomparsi e sessualmente sfruttati, ribattezzato "Missing Children Europe" rispondeva di non essere stato abilitato ad agire in quei settori, ed inviava un appello di aiuto a Child Focus (che coabita nei loro uffici), per analizzare alfine di capire se loro fossero competenti in questi settori.
Ma Child Focus non tratta che i dossier di criminalità non organizzata ed extrafamiliare, rapimenti, maltrattamenti o sfruttamentio sessuale dei minori, ma non di violenze intrafamiliari. Le loro attività si riassumono al maltrattamento extrafamiliare e allo sfruttamento sessuale non organizzato. Di conseguenza la clientela si trova con la pubblicità e dunque con la complicità di qualcuno, si tratterebbe allora di prostituzione e produzione pedopornografica non commerciale di predatori isolati !
Resta da considerare la modalità di contatto tra le vittime e la giustizia. Poco dopo i suoi contatti con Child Focus, Mme Maoloni ricevette una convocazione di servizio della protezione giudiziaria della gioventù: un tranello grossolano, poichè se lei mette piede in belgio prima che un tribunale non trovi perlomeno il tempo di dichiararla innocente dai crimini di rapimento parentale, lei sarà gettata in prigione.
Taoufik Bensaida, diretore del Servizio locale, stabiliva di incontrare il papà e gli avvocati delle parti. Lui assicurò che la madre e le bambine potevano riallacciare i contatti per telefono l'indomani. Ma al posto di sentire le sue bambine, Mme Maoloni sentiva la voce di Mr Bensaida che aveva ritrattato l'accordo con gli avvocati, dicendole che lei non poteva parlare con loro poichè lei metteva in crisi le istituzioni giudiziarie belghe. E nemmeno poi, lei avrebbe avuto la sua approvazione, se lei non ritrattava le sue denunce per gli abusi sessuali del papà sulle loro figlie.
La lista dei bambini tenuti in una situazione di pericolo per la loro integrità fisica ed emozionale dopo il 1987, fa sembrare questo sistema ormai istituzionalizzato, che fa porre la domanda chi è che insegna queste tecniche a tutti questi funzionari. Internet, così difficile da controllare, come lo dichiara Child Focus, ha invece permesso di scoprire che anche nelle Fiandre ed in Wallonia, che a Bruxelles, queste istituzioni utilizzano tutte la medesima politica dell'oltraggio per destabilizzare coloro che vogliono proteggere questi bambini in pericolo, contravvenendo apertamente a tutti i loro diritti fondamentali. L'importanza della violazione del diritto all'informazione si manifesta quindi in tutta la sua dimensione.
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Ma i giudici hanno fatto una scommessa rischiosa, perchè i collezionisti di foto di torture di bambini ne fanno sovente commercio attraverso le scappatoie delle reti Internet, dunque internazionali, tutto questo è allora suscettibile di non più cadere sotto la giurisdizione belga, dunque esulare dalla loro giurisdizione. Queste signore potranno allora diventare star internazionali,con la gioia della stampa italiana, senza che la stampa belga possa affossare,come sempre, l'informazione.
Queste segnore potrà allora fare delle conferenze stampa e degli interventi al "Ladies Circle"per spiegare come l'interesse superiore delle bambine dall'imene frammentato giustifica di affidarle all'uomo che loro accusano di violenza sessuale e come è facile smantellare delle reti di terroristi e come è così difficile smantellare delle reti pedoporno.
Jacqueline de Croÿ - source
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