Lo schedario pedocriminale Zandvoort ha il nome della
città olandese dove Gerrit Ulrich, un cittadino tedesco, commercializzava
delle foto pedoporno e di tortura di minori. Lui è stato scoperto
l' 11 e il 19 giugno 1998, dal Werkgroep Morkhoven, ONG belga attiva
nella ricerca di minori scomparsi e sessualmente sfruttati, a seguito
di una segnalazione di una vittima belga della rete. Gli inquirenti
olandesi hanno egualmente potuto prendere nella casa di Ulrich, un
CD contenente 90.000 foto, agende ed indirizzari.
Il Werkgroep Morkhoven temeva che le autorità belghe
archiviassero il dossier senza giustificazioni serie, poichè di fatto
loro archiviavano sistematicamente ogni caso di rapimento di minori
sia nel caso di produzione di immagini porno,
sia se erano invece fughe volontarie. L'ONG decise allora di
rimettere i CD alle autorità in più volte. Il primo CD fu mandato
nel luglio 1998, con la stampa internazionale come testimone.
Mme Bernard-Pardaens, una volontaria dell'ONG, aveva
realizzato una copia frammentata dei CD, per mostrare il dossier alle
altre ONG ed alla stampa, assicurandosi di mantenere una differenza
tra questi ultimi CD e gli originali, per le necessità dell'inchiesta.
Lei portò la copia frammentata del primo CD a dei giornalisti e copia
frammentata dei 21 CD ad una organizzazione svizzera CIDE (Comitato
Internazionale per la dignità del bambino). Mme Bernard-Pardaens è
stata assassinata poco dopo, il 14 novembre 1998.
Il Werkgroep Morkhoven aveva inviato il 9 aprile 1999,
la versione integrale del primo CD a diversi capi di stato, tra cui
a Jacques Chirac, presidente della Repubblica Francese e sette CD
supplementari al Re del Belgio. IL Consiglio Superiore della Giustizia
belga, confermò nella sua lettera del 21 febbraio 2008, réf. N/07/0185/BDM/KDB,
che questi sette CD erano stati ricevuti il 13 aprile 1999 dalla polizia
giudiziaria. Il dossier fu archiviato - segretamente - il 18 luglio
1999, con la motivazione 'colpevoli sconosciuti', in seguito a ciò
il dossier è stato rubato, CD compresi, dal Palazzo di giustizia stesso!
Il portavolce del Werkgroep Morkhoven, Marcel Vervloesem,
che condivideva il suo domicilio con la sede sociale dell’associazione,
è stato perseguito per aver avuto in mano questi CD. L’ONG ha allora
domandato un'inchiesta ufficiale per rimettere tutto il materiale,
per evitare di essere condannata per il suo atto di civiltà. Nessuno
dei paesi interessati alla rete, ha risposto a questa domanda. La
Francia non ha preso in considerazione l'opportunità di un'inchiesta
se non il 24 febbraio 2000, ossia dopo un anno d'aver ricevuto il
primo CD, e solo quando la stampa francese ha pubblicato il dossier.
Juan Miguel Petit, PortaVoce speciale alle Nazioni Unite
sulla vendita dei bambini, prostituzione dei medesimi e pedopornografia,
non parla che di un solo CD di 8000 foto criminali nel suo rapporto
E/CN.4/2003/79/Add.2. Lui non ha mai incontrato il Werkgroep Morkhoven,
che le autorità belghe e la stampa controllata dallo stato facevano
passare per dei banditi. Come rivincita, lui precisa che per quanto
concerne questo CD, che: " Interpool ha indicato (…) che le autorità
olandesi l'avevano semplicemente inviato ai paesi che a loro sembravano
interessati".
Il 4 aprile 2001, su richiesta del Procuratore Bourlet
della Competenza giudiziaria di Neufchâteau in Belgio, il Werkgroep
Morkhoven ha portato i venti CD mancanti, in pezze aggiuntive ad una
denuncia dettagliata, con articoli di stampa, processi verbali ed
interviste che pubblicavano i rapitori di bambini e servizi aggiuntivi
che prostituivano i bambini, produttori di video, editori di riviste
e pubblicisti della pedopornografia.
Un rapporto dell’INTERPOOL del 23 agosto 2003 assicura
che i 20 CD consegnati racchiudono 93.081 foto. La polizia federale
belga (PV n° 100470/03 d.d. 23-12-2003-DGJ-DJP-MH), assicura che il
numero di foto dei singoli ( senza i doppioni ), sono 88.539, di cui
il 70% di minori chiaramente abusati.
Il primo CD non è dunque arrivato allo studio, ma Ulrich
era in possesso di circa 191000 foto (93000 + 90000 + 8000), di cui
il numero di doppioni è restato sconosciuto, per abbaglio di trasparenza
delle inchieste olandesi e belghe.
Il 20 marzo 2003, il giudice francese Danielle RINGOT
ha decretato sulla base del solo primo CD (8000 foto) che nessuna
infrazione di attività sessuale su minore, di corruzione di minori
e di diffusione di immagini di carattere pedoporno non è stata individuata
sul territorio nazionale (francese).'
Riassumendo :
- La Francia ha pronunciato un non luogo a procedere
in mancanza delle 88.539 pezze giustificative del dossier di base,
che poi ha suddiviso in una moltitudine di piccoli dossier, tutti
giudicati separatamente. Le parti civili sono state in seguito condannate
sulla base di questo giudizi per aver voluto proteggere i loro bambini,
accusate di non presentazione degli stessi bambini, di rapimento parentale
e di attentato all'onore.
- Il Belgio ha nascosto il furto dei sette CD e dei
quali l'ultima traccia data 18 luglio 1999. Il belgio non ha mai consegnato
i venti CD alla Francia, cose essenziali per un processo giusto. Questo
19 novembre 2008, Il Comitato contro le torture dell’ONU ha confermato
la politica belga in materia della tratta di esseri umani (CAT/C/SR.
860) ed annotato le " lacune della cooperazione internazionale
alfine di incriminare gli autori delle infrazioni".
- L' Olanda ha tenuto il dossier Zandvoort separato
dal dossier Brongersma, dal nome del senatore olandese che si è suicidato
quando fu scoperto il commercio che faceva di foto di bambini nudi,
per poi avviare pure un commercio di foto di torture ed uccisioni
di bambini. Lui figurava pure nelle liste di Zandvoort. Poco prima
del suicidio, lui aveva scritto a Marcel Vervloesem del Werkgroep
Morkhoven, per avvisarlo che aveva consegnato la sua collezione alla
polizia tedesca.
- La Svizzara ha intrappolato molte mamme francesi per
mezzo di una commissione rogatoria per identificare dei bambini francesi
su una copia frammentata dei CD, ricevuta dall'organizzazione svizzera
CIDE. La Svizzera non ha chiesto la versione integrale al Werkgroep
Morkhoven e non ha inviato la copia frammentata alle autorità francesi,
per un'inchiesta sui cittadini che potesse essere fatta in francia.
La Svizzera ha dato asilo politico temporaneo a quelle
mamme, poi ha rifiutato l'asilo politico definitivo. Quelle sono state
tutte arrestate in Svizzera, dalla solerte INTERPOOL ed imprigionate,
in virtù di una condanna francese per rapimento parentale. La custodia
dei bambini violentati fu poi data ai rispettivi papà, che questi
bambini avevano accusato di averli violentati.
- INTERPOOL, che è efficacissima per arrestare le mamme
francesi in Svizzera, sembra essere altrettanto inefficace per chiarire
la vastità del dossier al Relatore speciale dell’ONU.
Il 10 febbraio 2005, in risposta alla petizione N° 186/2004
al Parlamento Europeo sul sabotaggio delle inchieste giudiziarie relative
alle reti pedocriminali da parte delle autorità belghe, la Commissione
ha detto che:
'Se l’Unione Europea possiede dunque - sulla base dell'articolo
31 TUE - una competenza legislativa nel campo della lotta contro la
prostituzione minorile e la pedopornografia, ciò non è la stessa per
la conduzione delle inchieste giudiziarie nei casi individuali. Questa,
secondo l’articolo 33 del TUE, è di spettanza agli Stati membri. Come
conseguenza, la Commissione non è abilitata a pronunciarsi sul modo
in cui sono condotte le singole inchieste giudiziarie sulle reti pedocriminali
in particolare in Belgio.'
Non si tratta di casi individuali, ma di crimini contro
l'umanità, di cui il numero di vittime è passato in dieci anni da
centomila a due milioni. In effetti, dopo, le carte di credito, utilizzate
per l'acquisto di materiale pedoporno da Ulrich hanno contribuito
all'operazione Koala nel 2007, in 19 paesi, ed alla presa in carico
di 2 milioni di immagini consimili.
Dozzine di vittime e di testimoni in Belgio, Francia,
Olanda, Portogallo etc., si lamentavano delle simulazioni di errori
giudiziari identici : manovre che allungavano i tempi delle procedure
; scomparsa o eliminazione delle pezze della difesa ; expertise di
psichiatri che sovvertivano il ruolo delle vittimi e degli indagati
; sbagli di procedure in serie ; incarcerazioni ed internamenti con
violazione palese delle leggi nazionali, e più casi di torture.
Più grave ancora : le vittime si lamentavano dell'impossibilità
di ottenere l'assistenza dei pubblici servizi o del battaglione delle
ONG che si presentavano come competenti in materia. Le rare ONG che
le avevano assistite, sono state immediatamente perseguitate, senza
ottenere assistenza dalle autorità medesime.
L'intervista alla televisione belga di Dirk Tahon, che
spiegava le modalità del traffico dei bambini dal suo bistrot in Belgio
per l 'Olanda ('Faits Divers' RTBF – mars 1998), fece sembrare che
non erano questi baristi a rimpolpare le reti, ma i giudici che li
risparmiavano e simulavano errori giudiziari per annientare i denuncianti.
Marcel Vervloesem, che ha pubblicizzato la rete Zandvoort,
è stato condannato a 4 anni di prigione per fatti di cui era stato
riconosciuto ,dai medici, incapace fisicamente di compiere. Il ministero
dela giustizia belga gli rifiutò le cure mediche necessarie alla sua
sopravvivenza, e così il tempo stesso richiese un prolungamento di
quanto richiesto alla Corte Europea dei Diritti del l’Uomo perchè
venisse liberato. Lui non ha alcuna possibilità di sopravvivenza perchè
possa esserci il tempo di questa Commissione di rispondere a questa
inchiesta.
Il primo tribunale che ha condannato Marcel Vervloesem
in assenza delle 42 pezze della difesa, ha liberato invece Filip De
Graeve, collaboratore diretto dell'attuale ministro degli Interni
belga, in un caso che comprendeva una rete pedocriminale ed all'acquisto
di un ragazzo moldavo di 11 anni a 1000 euro per notte, sotto il pretesto
legale di una " incompletezza processuale che viola i diritti
della difesa".
Maria-Pia Maoloni, di nazionalità belga, in vacanze
in Italia, è stata condannata per rapimento parentale in Belgio, poi
liberata da queste accuse in Italia. Nel contempo la custodia delle
sue figlie è stata data al papà prima ancora che rispondesse della
procedura penale contro di lui, la maggiore lo rimproverava di averle
rotto la vagina ( l'imene) all'età di 4 anni.
Patricia Poupard è una delle mamme francesi, che si
è costituita parte civile nel caso Zandvoort in Francia ed è stata
intrappolata dalla Svizzera. L’asilo politico temporaneo ed il non
luogo a procedere in assenza di 88.539 pezze del dossier, le sono
costati dieci mesi e mezzo di detenzione preventiva assieme ad un
internamento per violazione di leggi francesi, malgrado un'analisi
del sangue dimostrava che suo figlio era affetto da malattia venerea
all'età di 7 anni. Patricia Poupard è stata recentemente condannata
a rifondere i danni morali al padre, per aver chiesto la custodia
del figlio, ancora sulla base di un non luogo a procedere che ha reso
innocente quel padre, in l'assenza di 88.539 pezze giustificative
di base. Lui ha ottenuto attualmente anche di prendere l'assegno di
sopravvivenza, da uscieri di giustizia che non pretendono di sapere
se quest'assegno è possibile secondo la legge francese.
Gli inquirenti portoghesi che hanno dichiarato il Dr
McCann come essere l'assassino della figlia scomparsa, hanno egualmente
ottenuto la condanna di Mme Cipriano a 16 anni di carcere, accusandola
di aver fatto a pezzi la figlia e di averla data in pasto ai maiali,
per spiegare che la bambina ed il suo corpo non sono stati trovati.
Nel 2002, il Belgio ha partecipato all'operazione di
polizia internationale 'Hamlet', a seguito dell'identificazione dell'
INTERPOOL di Pascal Taveirne, cittadino belga, su un film pornografico
dove lui abusa delle sue figlie. Lui è stato libero di continuare
a prostituirle fino al 2006. Lui è stato nuovamente identificato dall'
INTERPOOL, su un filmato prodotto da Sergio marzola, sospettato dalla
polizia italiana come uno dei principali produttori per la rete Zandvoort.
Le figlie hanno confidato alla mamma, che il papà non le aveva mai
protette da quel commercio.
Anche in Francia, la giustizia si rifiuta di aprire
un inchiesta e di presa in carico o no di un alto magistrato francese,
a capo attualmente della protezione dell'infanzia, che un'analisi
biometrica ha identificato al 99.03% come un adulto che compare su
foto del dossier Zandvoort con un ragazzo di undici anni, tutti e
due con le mutande abbassate ed in posizioni evidentemente scabrose.
La lista di questi casi è senza fine e fa evidenziare
sette degli undici atti costitutivi di crimini contro l'umanità, definiti
dal'articolo 7 dello statuto di Roma. Questi atti sono veramente commessi
'nel quadro di un attacco sistematico diretto contro una popolazione
civile ed in perfetta conoscenza dell'attacco'.Questi comprendono:
-
Assassinio;
-
Imprigionamento o altra forma
di grave privazione di libertà fisica in violazione delle disposizioni
fondamentali del diritto internazionale.
-
Tortura ;
-
Violenza sessuale, schiavismo
sessuale, prostituzione forzata;
-
la persecuzione di un gruppo
identificato per motivi di ordine sessiste e di soldi;
-
Scomparsa provocata di persone;
-
Altri atti inumani di carattere
analogo che causano analogamente delle grandi sofferenze o degli
attentati gravi all'integrità fisica o alla salute fisica o mentale.
Noi ci auguriamo di conoscere la posizione dell’Europa
di fronte al mantenere fermezza nelle funzioni pubbliche, con magistrati
e funzionari, che ignorano le disposizioni fondamentali del diritto
internazionale ; e quindi la possibilità di pianificazione delle leggi
europee per lottare contro la prostituzione infantile e la possibilità
di dare un aiuto reale alle vittime.
Le Organizzazioni Non Governative associate alla Fondazione
Princesses de Croÿ et Massimo Lancellotti credono e sperano nella
necessità di un servizio di mediazione europea per fare da ponte tra
le autorità locali, polizie internazionali e vittime o testimoni della
pedocriminalità organizzata.