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Communiqué de presse
Light on the assassins of Commander Arbi Zarmaev
Picture on the left: Doctor employed by the prison of Bruges, probably employed by the hospital St. Jean, which offers luxury diets for fat Americans and cover the murders of political prisoners. Picture on the right: Jurgen Van Poeck, director general of the prison of Bruges, according to whom the commander Zarmaev "is not sick and refuses medical treatment". They obey the orders of Dr. Van Mol, who receives his own Minister De Clerck, the European Court of Human Rights covers the murders.

LUCE SUGLI ASSASSINI DEL COMANDANTE ARBI ZARMAEV

Jacqueline de Croÿ - April 7, 2011

Il regime di disidratazione nelle prigioni belghe, che hanno la reputazione di ammazzare i prigionieri politici in 11 giorni, si completa nel turno di notte, spargendo della polverina bianca nella loro cella !

Il Professor Giorgio Gagliardi è stato autorizzato il 5 aprile a vedere il Comandante Arbi Zarmaev, un capo della guerra cecena in detenzione politica. Il medico della prigione di Hasselt ha rifiutato di visitarlo per un anno, ma i guardiani gli tiravano da sopra la porta della cella delle freccette di droga. Lui è stato tenuto sempre piedi e polsi con manette dietro la schiena per quattro giorni, senza acqua nè cibo, nella speranza che potesse sopravvivere a questo trattamento solo tre giorni.

Lui sarebbe arrivato dalla prigione di Hasselt in uno stato normale, secondo il medico che il ministero della giustizia gli ha assegnato alla prigione di Bruges, ma con piaghe molto profonde causate dalle manette, così purulente che è impossibile chiuderle chirurgicamente. Il medico gli ha mostrato la profondità delle medesime con una larghezza tra il pollice e l'indice di circa un centimetro. Quando il professore gli ha domandato se erano pure visibile le ossa, lui ha scosso la testa in modo di approvazione,ma alzando le spalle.

Il medico della prigione di Hasselt, che il comandante non ha mai visto, avrebbe prescritto medicine per guarire i suoi deliri paranoici con un neuroletticosedativo, secondo il collega di Bruges… e nemmeno un disinfettante per le piaghe. Il dossier medico arrivato dall'altro carcere è piuttosto spoglio tanto che non si trova il peso del soggetto!

Uno psichiatra che frequenta la prigione di Bruges, dunque il celebre ospedale St Jean, ha prescritto dei disinfettanti per le ferite ed un antipsicotico, come ha detto il medico di Zarmaev. Il comandante non è stato messo in infermeria, "perchè non è ammalato" e "perchè rifiuta di curarsi", secondo il direttore generale della prgione di Bruges, Jürgen Van Poeck. Il direttore generale di tutte le prigioni belghe, Hans Meurissen, ha ordinato di curarlo come se fosse a Guantanamo", che gli si vieta di uscire dalla cella se non con piedi e mani ammnettati, dunque con le ferite sono ancora vive, presumibilmente fino alle ossa. Lui ha sopportato dolori atroci per vedere la sua famiglia ogni giorno per dieci giorni, fino a quando non ne ha potuto più.

Il Professor Gagliardi ha potuto stimare la cubatura della cella AIVB, che conferma quanto aveva già affermato il comandante. La porta, chiusa da sbarre, ha uno spioncino, che i guardiani aprono e chiudono rumorosamente ogni quarto d'ora accendendo la luce che è violenta, per impedire ai detenuti di dormire, e lasciare una luce tenue per il resto del tempo. La cella ha delle dimensioni di circa un metro e mezzo oltre la lunghezza e la larghezza del letto, con una finestra di circa 60 cm di altezza e della larghezza della cella, ma opaca, che impedisce di vedere fuori. Il dolore provocato dalle manette è così acuto che lui ha potuto lasciare la cella solo dopo 11 giorni.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sollecitata il 4 aprile dalla mamma del primo figlio del Comandante Zarmaev, ha potuto salvare la sua vita in virtù dell'articolo 39 del regolamento stesso. Questa Corte ha presumibilmente indicato misure provvisorie urgenti che, si applicano quando c'è un rischio imminente di danno irreparabile. Questo sarebbe il caso di minacce contro la vita (situazione già citata dall'articolo 2 della Convenzione), o dei trattamenti brutali proibiti dall'articolo 3 della Convenzione ( divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti) così pure come il rispondere a certe domande relative al diritto al rispetto della vita privata e familiare (articolo 8 della Convenzione).

"La Corte Europea dei diritti dell’Uome si è messa in moto in poche ore", ha risposto Françoise Tulkens, che è Vice-Presidente per la famiglia, durante una conferenza al Consiglio di Stato a Parigi. La Sua Corte ha sempre detto di essere troppo "sovraccarica" per trattare la richiesta, reclamando che il Comandante fosse ospedalizzato d’urgenza, con l'autorizzazione di sposarsi e di riconoscere suo figlio a dispetto del divieto belga, prima che succeda l'irreparabile. Falsa speranza : il ministero del la giustizia ha inflitto un duro regime, non lasciando filtrare che un filo di luce attravarso i vetri smerigliati durante il giorno nella cella d'isolamento.

Le Commandant Zarmaev era in uno stato di dissociazione e di confusione, ma non per questo "pazzo" e può essere recuperato con cure idonee, ha detto il Professor Gagliardi. L'indomani, la mamma de primo figlio è stata autorizzata a vederlo attraverso lo spioncino, unicamente nella speranza di fargli perdere la testa, per provocare delle manifestazioni cecene, che la polizia si prepara a reprimere. Una polverina bianca è stata sparsa sul pavimento della cella, si presume dal personale della prigione, perchè nessuno ha accesso a quel buco. La morte, smaccatamente dichiarata sopravvenire dopo 11 giorni dopo la disidratazione ed in isolamento totale, non lo sarà dunque con spargimento di droga e dopo quel duro regime!

IL comandante è diventato sordo. Lui era seduto in terra, palpeggiando questa polverina e ripetendo spesso :

Allah… questi sono fascisti !
Allah… questi sono fascisti !
Allah… questi sono fascisti !

Il governo spera dunque ora di legalizzare l'assassinio di Andi Zarmaev, che è stato nel regimento di suo fratello, ma loro non avranno questa possibilità di provocarlo e lui non si lascerà provocare.

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