Consiglio
di Europa, complice di un crimine contro l'umanità per
del petrolio.
Jacqueline de Croÿ - 4 juin
2009
A seguito dello sterminio del 63% di 5 milioni di ceceni
in due secoli, il Consiglio di l'Europa costringe i suoi
membri a contribuire ad un processo di denatalità unico,
e democratizza le procedure della tortura nelle prigioni
europee.
Il 25 gennaio 1996, in piena guerra della Cecenia, una
sola astensione mancava per sconfiggere la maggioranza
dei due terzi dei 249 parlamentari a Consiglio dell'Europa,
che ha adottato la Russia. Gli eletti socialisti sono
stati favorevoli all'adesione di Mosca, mentre i gruppi
conservatori e cristianodemocratici sono stati frammentati,
secondo il giornale Libération: 164 voti per, 35 voti
contro, 15 astensioni e 35 assenti. Il trattato di pace,
che avrebbe dovuto essere iniziato dal Consiglio d'Europa,
è stato iniziato dai ceceni. I Russi non l'hanno firmato
che il 31 agosto 1996, sette mesi dopo l'adesione dell'
UE ad un crimine contro l'umanità. Loro sono tornati sopra
nel 1999, col principio interamente acquisito dal principio
democratico secondo il quale chi non partecipa ai benefici
del suo petrolio è un terrorista.
Il conflitto tra la Cecenia e la Russia data dal XVI
secolo, quando Yvan il terribile sposò Maria Temrioukovna,
una principessa del Caucaso. Lui scoprì i popoli del Caucaso,
tutti cacciati dalla loro terre per una guerra di religione
della Persia, e volle annetterli alla Russia. I ceceni,
che discendono dai campioni dei giochi pitici, hanno fondato
il loro paese dopo aver liberato i loro schiavi. Loro
non possono pensare di dominare o essere dominati all'infuori
dello. Gli zar hanno voluto batterli a tutti i costi.
Loro hanno finito di assassinarne la metà della popolazione
del XIX secolo, ciò che la storia russa chiama "la
riappacificazione del Caucaso".
I massacri del XX secolo sono stati esclusivamente motivati
dal loro petrolio, ciò che è stato nascosto con delle
calunnie, per sbianchettare la coscienza sporca dei russi
e degli europei che si spartiscono i benefici. Stalin
assassina 200.000 ceceni. Poi, Eltsin ne assassinò 100.000,
Putin ne ha assassinati tra i 170.000 e 200.000 che sono
stati anche dati per dispersi durante le due guerre ultime,
secondo un generale russo. Non ne restano che 1.836.000
ceceni, di cui il 30% sono fuggiti per le persecuzioni
dei russi. Raddoppiate il numero dei dispersi, dei morti
e degli scomparsi e osservate che noi abbiamo partecipato
allo sterminio del 63% di 5 milioni di esseri umani in
due secoli. Noi siamo i committenti di questi assassini,
perchè noi acquistiamo il petrolio che è loro rubato.
Noi assassiniamo i loro eredi: 70% dei bambini ceceni
sono affetti da tubercolosi. Questi sono così poco numerosi
che il loro petrolio dovrà assicurare loro un più alto
tenore di vita del mondo.
Ora, 25.000 vecchi combattenti ceceni sono in prigione
russe, dove il tasso di detenzione è venti volte superiore
alla normativa UE. Siccome i massacri hanno lasciato il
40% di uomini e un 60% di donne, il 5% degli uomini, principalmente
i più buoni della società cecena non possono fondare una
famiglia. La speranza di sopravvivenza degli uomini è
di 12 anni meno che delle donne, ciò che prova che le
prigioni continuano ad uccidere. Le testimonianze fanno
sembrare che noi copriamo una procedura di denatalità
unica. Il "Servizio di sicurezza Giuridico"
russo arresta un uomo in età fertile per aver combattuto
il loro stesso genocidio. Lui è inviato a Mosca, dove
è incappucciato e pestato con il calcio della rivoltella.
Poi è inviato a Vladikavkaz, la capitale dell’Ossezia.
La "SS – Giuridica" locale lo incappuccia di
nuovo, lo strapazza, lo minaccia e lo ingiuria in presenza
del giudice istruttore. Poi è di nuovo condotto in ufficio.
Gli si spiega di che cosa è colpevole e cosa dovrà confessare.
L’inchiesta ha potuto appurare i nomi e le date di nascita
di tutta la famiglia. Gli si spiega che se non firma la
confessione, la sua famiglia avrà molti problemi.
Gli si mostra allora le foto dei nuovi candidati ad essere
rifugiati politici, che l’ambasciata Russa del paese dove
hanno chiesto rifugio politico ha trasmesso subito dopo
un mese. I candidati gli dono presentati come suoi propri
complici in un crimine perverso. Lui è legato ad una sedia,
di fronte ad una videocamera che riprende tutto. Cinque
membri del "SS – Giuridica" si alternano per
riempirlo di botte con pugni, calci, scosse elettriche
ridendo ed insultando lui e la sua famiglia per tutta
la notte, fino a quando lui firma.
Tre mesi più tardi, i candidati rifugiati politici sono
arrestati ed incarcerati nel paese che prepara il rifiuto
alla loro candidatura di rifugiato. La versione ufficiale,
sostenuta dagli ambasciatori russi, assicurano che i rifugiati
ceceni" sono rifugiati privilegiati" (proprietari
di pozzi di petrolio e che la maggioranza di loro in Cecenia
"vuole la protezione della Russia" (per rubar
loro il petrolio).
Torture
democratiche di uno studente di legge cecena in
una prigione slovacco, secondo la procedura EU
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Le procedure belghe e slovacche comportano dei passaggi
a pestaggi regolari sotto il pretesto di una cattiva condotta,
per il fatto che le leggi democratiche in uso obbligano
alla giustificazione di un isolamento assimilato però
ad una tortura non dopo i due mesi del medesimo. Il ministero
della giustizia assicura un avvocato a spese dello stato,
ma qui in Slovacchia, " si può fare di meglio"
comprando gli uomini con dei soldi. Gli organismo foraggiati
dall’Ue per lottare contro le torture pretendono di non
poter interferire negli "affari interni degli Stati
singoli".
Si constata con stupore che la Corte Europea dei Diritti
si incarica di sbanchettare la coscienza dei magistrati
che contribuiscono alla denatalità cecena. Le richieste
sono inoltrate sulla base dell’articolo 39, che prevede
un giudizio il giorno stesso. Pertanto, Questa corte aspetta
che sia superato un tempo ragionevole di attesa, poi legalizza
la deportazione, col motive che I membri del Consiglio
di Europa si devono sottomettere a questa cooperazione
transfrontaliera".
Ali Ibragimov e Anzor Chentiev hanno domandato alla
CEDH il 10 aprile e 30 ottobre 2008, di giudicare la legalità
di deportare agli autori del loro stesso genocidio. Loro
sono scampati al massacro di Katyr-Yurt il 4 febbraio
2001, dunque sotto la responsabilità del Consiglio dell’Europa,
poiché c’era già una convenzione da più di 5 anni. Anzor
aveva 16 anni e ha perso un occhio nel bombardamento.
Ali ne aveva 22 ed era la quarto anno di avente diritto.
Suo fratello era stato ucciso. Una giovane domandò ai
soldati di non bruciare i loro morti. I soldati le hanno
sparato un colpo di rivoltella in gola ed hanno bruciato
la vettura nella quale c’era anche il fratello di Ali
che è così diventato cenere. La giovane impallinata è
sopravvissuta, ma non può più parlare. I russi hanno messo
gli scampati in un convoglio con dei drappi bianchi in
modo di non farli fuggire sulle montagne, poi li hanno
bombardati. 363 civili sono stati preparati per I loro
funerali. Si ignora pure come sono stati bruciati. I russi
parlano di 170 morti, ciò prova che quello che è stato
fatto con l’aiuto della UE è largamente sottostimato.
Le autorità slovacche hanno trasmesso le foto di Ali
e Anzor all’ambasciata russa nel gennaio 2006. La "SS
– Juridique" ha avviato il tutto nel febbraio. I
veterani spiegano che ci sono ceceni che collaborano con
i torturatori russi, ciò che è riprovevole, ma è così
quando ci si trova in grossi pasticcio come questo. Uno
dei due ha perso un occhio ed ha avuto il cranio fratturato
per aver resistito troppo. Il certificato medico del l'altro
mostra un corpo coperto di ecchimosi ed una ferita profonda
aperta nella schiena. Questo è lo stato fisico in cui
hanno firmato le loro confessioni, secondo le quali avrebbero
assassinato due soldati russi "per rubare loro il
portafoglio, i telefonini, e i loro orologi" nel
giugno 2001, con la complicità di Ali e d’Anzor. Loro
sono rispettati, anche dalla loro famiglie per le quali
hanno firmato le confessioni, perché hanno resistito fino
allo stremo delle loro forze. Loro saranno sempre degli
eroi come nell’antichità e lo saranno anche in futuro.
La Corte dei diritti Europea dell’Uomo non si è preoccupata
di dare un avvocato difensore ad Ali e Anzor. Loro sono
stati difesi da Hana Demeterova, fondatrice dell’ONG Ceca
"Help a man" che non ha trovato nessun appoggio,nemmeno
all’interno delle varie ONG per aiutarli. I giudici Lech
Garlicki, Ljiljana Mijovic, David Thor Björgvinsson, Jan
Sikuta, Paivi Hirvela, Mihai Poalelungi ed il cancellliere
Lawrence Early, sotto la presidenza di Nicolas Bratza,
hanno dichiarato la loro deportazione come legale il 14
settembre 2010. Ora, I giudici si sono assunti l’incarico
di violare la legge, e dunque il lasso di tempo ragionevole
di otto anni non permette di giudicare dei fatti sopravvenuti
nel giugno 2001 dopo il giugno 2009. Ali e Anzor sono
stati imprigionati più di cinque anni nelle prigioni slovacche,
per dei fatti che la convenzione dei diritti dell’uomo
non permette più di giudicare dopo due anni. Loro sono
in isolamento dopo un periodo che supera le guerre mondiali.
Le guardie hanno rotto la mandibola di Ali nel giugno
scorso per prolungarne l’isolamento.
Le procedure slovacche e belghe prevedono che le botte
e le ferite siano inflitte in presenza di sei guardie,
ciò che presume una condiscendenza dell'UE. In Slovacchia,
la scena è stata ripresa da una videocamera mal funzionante
che non permette una visione completa,ma irregolare. Mancano
tre minuti di pestaggio che ha rotto la mandibola di Ali
il 31 giugno 2010. Il filmato fa vedere un uomo che non
ha l’uniforme delle guardie, ma che si mette in mostra
per cinque secondi contribuendo al pestaggio, mentre gli
altri tre si accaniscono su di lui. Si chiama ciò "una
procedura di controllo di un detenuto che attacca le guardie".
Questa procedura obbliga il direttore a constatare di
persona la situazione e deve dare l’ordine di aprire la
porta della cella con sei guardie. Le foto provano che
questo direttore slovacco ha violato il regolamento, con
l’assenza di motivazione scritta per aprire la porta della
cella. Queste foto mostrano un prigioniero che obbedisce
con calma ad un ordine e che nulla giustifica di rompergli
la mandibola. Ali et Anzor non possono avere contatti
con il loro unico rappresentante del cosiddetto mondo
libero dopo il mese di maggio 2011, senza alcuna giustificazione.
Nella Repubblica Ceca, Ali Atsaev, 45 anni, attende la
sua deportazione dopo 16 mesi, per dei fatti che la legge
non permette più di giudicare nel momento che viene incarcerato.
Lui è accusato di assassinio dell’avvocato Maximova à
Mosca nel 2002, quando c’era la prova che lui si trovava
a Ufa, a 1.168 km di distanza. Le autorità Ceche hanno
inviato egualmente la sua foto al servizio famigerato
"SS – Giuridico" in modo di compattare tre ceceni
in un unico, e così aggiungere anni di detenzione arbitraria.
Il Consiglio d'Europa non tollererà alcun ostacolo intralcio
alla denatalità nell’alta società cecena.
"Ciò che c'è ora in Cecenia è grave", dice
Hana, "ma ciò non è meno grave di quello che succede
in Belgio. Lo stesso vale per la Slovacchia, quando si
insiste, per ottenere una ospedalizzazione di un prigioniero."
Ciò è inconcepibile per il Belgio. John Bok ha un permesso
per tutte le prigioni Ceche. Se lui si accorge di un abuso,
lui si incollerisce a tal punto da far tremare ogni amministrazione.
"Noi abbiamo il vantaggio di 40 anni di comunismo.
Non sarebbe possibile illudere i Cechi, come si sono sbagliati
i belgi", dice lui.
In Belgio, il comandante Arbi Zarmaev, 39 anni, è scampato
per un pelo alla morte, per disidratazione, denutrizione,
e divieto di curarsi. La CEDH si è di nuovo distinta nel
sospendere un comando del ministro della giustizia, ma
senza cancellare il giudizio che ha trasformato il Belgio
in una dittatura. Il comandante non ha avuto che 5 settimane
di tregua prima di essere reincarcerato questa mattina
senza che il suo avvocato o la sua famiglia sappiano i
motivi di ciò. Non gli è neppure permesso di riconoscere
i propri bambini, forse per prevenire che non si perpetui
il nome di uno degli ultimi comandanti che è sopravvissuto
al genocidio, e che è un modello per il suo coraggio,
e la sua forza fisica e psichica. Si ignora quando ed
in quale stato lo si troverà, per un falso sbaglio di
procedura della CEDH.
"E' peggio che in Russia", ripetono dei giovani
ceceni belgi. "I russi ci pestano, preparano dei
falsi dossier e ci schiaffano in galera, ma una volta
finita la detenzione, sembrerebbe finito. Loro non ci
tengono di più di quel tempo deciso ". Poliziotti
di Ostenda hanno detto loro che le loro identità sono
state aggiornate sempre all'ambasciata russa. Loro sono
fuggiti dalla Cecenia all'età di 8 e 14 anni coi loro
genitori. Loro ora hanno la nazionalità belga, sono dei
lavoratori e si può essere fieri di essi. Perchè si mandano
le loro foto all'ambasciata della Russia,se non per preparare
l’accoglienza adatta e schedarle ?
In Spagna, in Francia, un pò dappertutto, è la stessa
cosa in tutti quei campi che manovrano molti soldi, come
la pedopornografia. Assassinare 40.000 bambini per del
petrolio è inconcepibile, ma è la stessa modalità e le
stesse richieste internazionali che trattano questi dossier
allo stesso modo. Tutto è chiaro perchè loro uccidono
in virtù di un processo che è diventato irrealizzabile
se tutti i nostri paesi fossero indipendenti dal mostro
europeo comune. Noi non lasceremo che nessuno finisca
lo sterminio dei gli amici ceceni in silenzio e noi vinceremo
questa guerra, anche se noi ignoriamo chi verrà ad aiutare
la liberazione della Cecenia. Ci sono 150 milioni di russi,
e loro non sono così pazzi come quelli che li comandano,
per accettare di riscaldarsi gratuitamente con sangue
dei bambini ceceni. L'attuale presidente del Consiglio
di Europa è János Martonyi, il Ministro degli esteri ungherese.
Cosa si deve fare allora chiedere alla mafia russa di
spararmi un colpo in testa?