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Droit Fondamental
1.4 SUICIDI IN PRIGIONI AGLI USA, PER 14 IN FRANCIA E 25 IN BELGIO

Mortalità consecutiva alle condizioni di detenzione

Signore e signori gli euro-parlamentari,

Riguarda: richiesta di statistiche sul numero di prigionieri che muoiono nell'Unione europea, prima che gli enti locali assegnino loro la liberazione condizionale per ragione di salute o ragione umanitaria.

Sollecitiamo la vostra attenzione al momento dove la Francia ancora una volta è stata appena condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, per molto gravi trattamenti inumani e deterioranti di un prigioniero. Questi trattamenti sono tuttavia senza alcuna misura alle torture inflitte attualmente al sig. VERVLOESEM, un prigioniero belga d'eccezione.

In effetti una camera di sette giudici ha deciso all'unanimità, la natura inumana di 4 anni di regime d'isolamento, ingiustificabile per la maggioranza, e di 14 trasferimenti in 8 anni di detenzione di un prigioniero francese, condannato ad una pena di dieci anni di prigione per avere tentato di fare evadere il suo fratello in elicottero. Le condanne del fratello totalizzavano 38.5 anni di prigione ed i mezzi sviluppati suppongono il sostegno del grande banditismo.

In Belgio, il sig. VERVLOESEM supposto innocente fino a che la Corte europea dei diritti dell'uomo giudice della legalità della sua condanna, è stato l'oggetto in 9 mesi di detenzione e senza che un consiglio disciplinare abbia pronunciato sanzioni, di 32 dei suoi primi 37 giorni in regime isolamento, di 7 mesi di block disciplinare e 27 trasferimenti di cui 6 ospitalisazione in cure intensive e 5 interventi chirurgici principali, perché il regno pretende non di avere “i mezzi„ per pagare cure sanitarie preventive ai prigionieri.

Le prime azioni dell'ONG del sig. Vervloesem nel 1988 a favore di bambini in pericolo, sono state colpite da un divieto di distribuire pamphlets ad Anversa. È stato condannato a due anni effettivi di divieto di contatto con la stampa nel 2006. La Corte d'appello non ha preso in considerazione questo divieto, ma resta vietato di visite di giornalisti. È passato una settimana in regime d'isolamento, sanzione inflitta perché le ONGS che lo sostengono hanno rifiutato di censurare i loro siti Internet ed hanno chiesto che il ministero utilizzi del suo diritto di risposta. Un tribunale gli ha rifiutato un braccialetto elettronico di garantirgli le sue cure palliative nella dignità, alla ragione “di critiche della giustizia„ nel sito DIRITTO FONDAMENTALE. Non può occuparsi di un cancro métastasé che evolve da 4.5 anni al piano sotto “i luoghi del crimine”, dove sono stati scritti gli articoli messi in causa. Il ministero gli proibisce congedi penitenziari presso l'autore degli articoli per le stesse ragioni.

La sopravvivenza del sig. Vervloesem in prigione ci ha permesso di scoprire veri campi della morte, che sembra, sono moneta corrente nell'Unione europea. Il tasso di suicidio è sette volte più elevato nelle prigioni europee che in mezzo libero, mentre il tasso di suicidio è uguale nelle prigioni americane a quello del mezzo libero. La differenza fondamentale tra i sistemi carcerari, è che gli americani si occupano dei loro prigionieri, mentre gli europei pretendono “ad una mancanza di mezzo„ di privarli di cure essenziali. Il tasso di suicidio che cresce nelle prigioni europee è dunque direttamente legato alla privazione di cure sanitarie e quasi tre volte più elevato che all'epoca peggiore americana, nel 1983.

Sono più di 600.000 prigionieri in Europa, a che l'Europa concede soltanto belle raccomandazioni, ma non le protegge con leggi costrittive. Il loro numero ha raddoppiato, mentre la criminalità è restata stabile, questo deriva dunque da decisioni politiche che dedicano la fine “del Golden Sixties„ e l'arrivo della crisi economica. Così, 300.000 persone sono dunque private di libertà da semplice decisione politica, dalla moltiplicazione di detenzioni preventive di supposti innocenti e la restrizione delle liberazioni condizionali!

Questa banalizzazione della violazione del diritto fondamentale e la sua ampiezza sono illustrate dall'arretrato giudiziario della Corte europea dei diritti dell'uomo. Si spiega con l'impunità totale dei magistrati che trascurano le disposizioni delle leggi internazionali e quella dei ministri che rifiutano di garantirsi della legalità delle procedure.

Il Belgio dispone tuttavia di una legge eccellente che permette di proteggere i prigionieri, ma essa ha servito soltanto anoblir il suo autore. Il ministero persiste a rifiutare le cure sanitarie per decisione amministrativa, senza significarlo ai prigionieri, in modo che non possano opporsi al Consiglio di Stato.

L'impatto economico di queste decisioni amministrative segrete (poiché senza notifica) è considerevole: il 20% della popolazione carceraria è toccato dall'epatite, a causa del grande numero di tossicodipendenti. L'epatite non si occupa nelle prigioni belghe, “in mancanza di mezzi”, cosa che causa cancri e cirrosi. L'Europa può dunque economizzare di 2.4 miliardi di euro, uccidendo gente che la stampa apprende a disprezzare.

In Belgio, la Corte di cassazione non riconosce i torti del tribunale d'applicazione delle pene che rifiuta una domanda di liberazione per ragione di salute, perché la legge votata che gli dà questa missione non è applicabile, finché il ministro della giustizia si rifiuta di chiedere al re di di firmarla. I ministri della giustizia che si sono succeduti dal voto di questa legge, giustificano non avere chiesto la firma del re, in mancanza di mezzi di farla applicare, siano di assegnare cure sanitarie ai prigionieri. La Corte di cassazione conferma dunque sistematicamente che la decisione appartiene al ministro, che resta solo giudice delle cure sanitarie da portare a 10.000 persone, senza diritto alla difesa.

La Corte di cassazione ritiene generalmente che la privazione della libertà di uno condannato non violi l'articolo 3 della convenzione del diritto dell'uomo del solo fatto che questo condannato è sofferente… e se è morendo, ciò suppone la verifica di elementi di fatto, per la quale la Corte è senza potere.

L'articolo 3 prevede che “Qualsiasi individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della sua persona„. Come un prigioniero può egli essere protetto di trattamenti inumani ed indegni che lo privano della sua salute, dunque della sua vita e della sicurezza della sua persona in cellula d'isolamento, dove è mantenuto da decisione amministrativa non consegnata, dunque senza mezzo per fare valere i suoi diritti fondamentali?

Vi chiediamo, come garante del rispetto delle leggi europee, di insistere presso il re dei belgi e del suo ministro della giustizia, garantire in estrema urgenza l'applicabilità delle leggi votate, e procedere a statistiche che permettono di valutare la situazione di salute dei prigionieri nell'Unione.

Vi chiediamo fin da oggi di esigere da tutti dagli stati membri, tutte le misure di prevenire la morte di prigionieri, con economia di cure sanitarie in prigione, mediante liberazioni sotto controllo elettronico, per occuparsi di malattie terminali.

In allegato, 1) le sintesi del processo Vervloesem, 2) le sintesi dei trattamenti inumani inflitti a Marcel Vervloesem in prigione che non gli permetteranno certamente di arrivare vivo alla decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo, come pure il assenza di ricorsi effettivo contro questi trattamenti.

Qualsiasi assenza di risposta o risposta pro formato resterà mai ad incisa nelle nostre memorie, come il calvario inflitto ad un uomo giusto e coraggioso per avere difeso il diritto dei bambini di non subire la barbaria. Se ciò dovesse intervenire, ciò vorrà dire che l'Unione non avrà avuto il peso morale sufficiente per ottenere che un prigioniero dell'uno dei suoi più piccoli stati membri abbia l'assicurazione di arrivare vivo alla Corte dei diritti dell'uomo.

Ringraziandoli anticipatamente di ogni intervento utile, li preghiamo di autorizzare l'espressione di tutta la nostra considerazione,

Jan Boeykens - Jacqueline de Croÿ
Werkgroep Morkhoven



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